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Biancospino


Biancospino

Il biancospino (crataegus oxyacantha) è un arbusto appartenente alla famiglia delle Rosacee, il cui nome deriva dal greco “kratos” che significa forza, “oxus” acuminato ed “anthos” fiore. I romani lo chiamavano albaspina, ovvero spina bianca, nome ancora oggi diffuso, e gli attribuivano il potere magico di scacciare gli spiriti maligni grazie alle sue spine aguzze. Come i greci, lo usavano per addobbare gli altari durante i riti nuziali, ed in più lo adoperavano come arbusto protettore per i neonati, ponendo sopra le culle dei piccoli alcuni rametti fioriti. Fiorisce in aprile-maggio, abbellendosi di fiorellini bianco-rosa dal profumo delicato e gradevole; i frutti invece si raccolgono a settembre-ottobre. E’ originario dell’Europa, del Nord Africa, dell’Asia occidentale e del Nord America, esemplari che si trovano nelle zone di alta montagna riescono persino a raggiungere i 500 anni di vita e, si sviluppano fino ad un’altezza di 5 metri.

L’invio di fiori del biancospino è considerato segno di dolce speranza. Nellinguaggio dei fiori e delle piante simboleggia la dolce speranza ed è la pianta ideale da regale quando si vuole augurare buona fortuna. Nell’antica Roma a questo fiore si attribuiva il potere di allontanare gli spiriti del male e per questo motivo veniva scelto durante la celebrazione di matrimoni e come simbolo di protezione per i neonati.

Nella mitologia romana, il biancospino è la pianta consacrata alla dea Flora (la dea della primavera) e alla dea Maia (la dea del mese di maggio), secondo la leggenda si narra che la dea Maia imponeva la castità e, quindi, durante il suo mese non si potevano celebrare matrimoni. In casi veramente eccezionali quando celebrare il matrimonio era necessario, per placare le eventuali ire di Maia, si dovevano accendere in suo onore cinque torce fatte di legno di biancospino.

In epoca medioevale durante il mese di maggio era usanza popolare mettere un albero di biancospino nella piazza del paese, questo veniva poi riccamente decorato e qualche giorno dopo si celebrava una festa nel corso della quale si eseguivano danze propiziatore, proprio intorno all’albero di biancospino. Il rito appena descritto aveva lo scopo di dare prosperità al paese in cui veniva eseguito.

Le antiche popolazione celtiche gli dedicavano un intero mese (da metà maggio a metà giugno odierni) e lo consideravano l’albero delle fate, secondo le credenze popolari del tempo dove cresceva un biancospino con pazienza si sarebbero potute ammirare le piccole e magiche creature fatate.

In Inghilterra il biancospino è accompagnato da un’antica leggenda che riguarda Giuseppe d’Arimatea, il membro del Sinedrio che si rifiutò di condannare Gesù Cristo. La leggenda vuole che Giuseppe d’Arimatea dopo aver raccolto il sangue di Gesù Cristo ed averlo seppellito, partì verso la Britannia e una volta giunto sull’isola, piantò il suo bastone in terra. Il bastone dopo qualche tempo germogliò dando vita ad una pianta di biancospino. Accortosi dell’evento, Giuseppe d’Arimatea decise di edificare, accanto alla pianta, una chiesa che fu la prima chiesa costruita in Inghilterra. Da quel momento in poi ogni anno durante il periodo natalizio il biancospino fioriva ed un suo ramoscello in fiore veniva portato in dono ai regnati Inglesi. Secondo le credenze inglesi i fiori bianchi rappresentano l’Immacolata Concezione, gli stami rossi le gocce del sangue versato da Gesù Cristo e, le spine simboleggiano la corona di spine posta sul suo capo.

Al giorno d’oggi il biancospino di qualità crataegus monogyna viene utilizzato da alcuni artigiani poiché produce un legno di altissima qualità che dopo la lavorazione rimane lucente. Dal fiore si possono ottenere preparazioni che esercitano un’azione vasodilatatrice, ipotensiva, sedativa e diuretica.


Biancospino made by Aurin

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Alisso, Alyssum


Alisso

L’alisso è una pianta erbacea dai colori vivaci, che rallegra il giardino e la casa. Appartiene al genere Alyssum, che comprende decine di specie, e alla famiglia delle Cruciferae. Il nome “alisso” deriva dal greco e significa “senza collera”, in riferimento al fatto che la pianta, nell’antichità, era ritenuta un buon rimedio contro l’ira. Sembra infatti che alcune specie di questo genere abbiano delle proprietà medicinali, utilizzate un tempo per guarire gli infermi, e in particolare per curare l’idrofobia. Purtroppo per il resto è una pianta poco utilizzata da un punto di vista medico erboristico, per questa ragione è quasi impossibile trovarla citata in antichi trattati di erboristeria.

E’ originario dell’Europa e del Nord Africa. In Italia è molto apprezzato ed è utilizzato per creare aiuole, veri e propri tappeti colorati e bordure; è coltivato in giardino, ma si presta bene anche alla coltivazione in vaso, in cui,una volta piantato, si allarga rapidamente, facendo un bell’effetto. L’alisso ha una crescita rapida e vigorosa; può raggiungere un’altezza che va dai 15 ai 30 cm; ha fusti sottili e piccole foglie di colore verde-grigiastro; i fiori sono piccoli, profumati, riuniti in un’infiorescenza ad ombrella e possono essere di vari colori, bianchi, rosa, porpora, gialli.

Per una crescita ottimale dell’alisso si consiglia di collocare la pianta in un luogo soleggiato; grazie all’esposizione alla luce del sole, si avrà un’abbondante fioritura. L’alisso tollera anche esposizioni in semi ombra, ma in questo caso i fiori saranno meno numerosi. Sopporta abbastanza bene sia il caldo che il freddo; basta evitare temperature troppo basse, in quanto queste piante sono danneggiate dal gelo.

Ha la caratteristica di produrre una gran quantità di nettare, così i suoi fiori sono sempre attorniati da molte api.

Nellinguaggio dei fiori e delle piante simboleggia la pace del cuore e la tranquillitàinteriore.


Alisso made by Aurin


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Myosotis, Non ti scordar di me


Miosotis, non ti scordar di me

Il Myosotis è un genere di piante della famiglia delle borraginacee, comprendente circa 150 specie erbacee annuali o perenni, fra le quali il comune nontiscordardimé (o non ti scordar di me).

Il nome del genere deriva dal greco μῦς, μυός, «topo» e οὖς, ὠτός, «orecchio», con allusione alle foglie a orecchio di topo.

I fiori disposti in cime di solito appaiate sono generalmente senza brattee o qualche volta portano brattee nella parte inferiore. Il calice è regolarmente diviso fino a metà o oltre, più o meno accrescente nel frutto; è ispido per la presenza di peli setolosi tutti uguali e uniformi, diritti, appressati e rivolti verso l’alto; il suo colore è blu, azzurro intenso o con varianti bianche o rosa viola con centrale giallo.

Questo genere ha una distribuzione cosmopolita, essendo diffuso in Europa, Africa, Asia, America e Oceania.
In Italia è presente in tutte le regioni con un numero variabile di specie. Li puoi trovare più facilmente nei prati oppure in zone di montagna, spesso nelle vicinanze di corsi d’acqua, come ruscelli o torrenti. Questa pianta cresce in luoghi incontaminati infatti è un segnalatore di bio diversità,

Fra l’altro il Non ti scordar di me sboccia proprio in primavera, stagione degli amori, sull’erba dell’amore, pianta che nasce in luoghi umidi e che non si fa notare.

Secondo la tradizione la denominazione di “non ti scordar di me” sarebbe legata a una leggenda germanica secondo la quale Dio stava dando il nome alle piante quando una piantina, ancora senza nome, gridò: “Non ti scordar di me, Dio!” e Dio replicò: “Quello sarà il tuo nome!”.

Anche la più nota leggenda che racconta di questo bellissimo fiore dai petali azzurri è di origine germanica. Due giovani innamorati passeggiavano sulle rive del Danubio, quando s’imbatterono in un prato pieno di questi fiorellini. Il ragazzo iniziò a raccoglierne alcuni per  offrirli alla sua amata, ma mentre era intento a scegliere alcuni dei fiori più belli, scivolò e cadde nelle acque del fiume. Purtroppo però la storia non ha un lieto fine: il giovane ragazzo, ormai consapevole che sarebbe annegato, lanciò il mazzetto di fiori che teneva ancora in mano verso l’innamorata, gridando a gran voce “Non ti scordar di me!“. Così il fiore diventò il simbolo dell’amore eterno.

Le leggende che vedono protagonista questo fiore sono diverse, una di esse racconta che il Non ti scordar di me sia nato grazie a Gesù Bambino, il quale desiderando che i propri occhi venissero visti dalle generazioni future, sfiorò il grembo della Madonna, poi sfiorò il terreno e in quel momento comparve proprio questo fiore.

Dagli antichi era chiamato erba sacra ed era usata nella preparazione di medicamenti per gli occhi. Questa sua caratteristica fu interpretata nel tempo in modo allegorico e non passò troppo tempo perché il non ti scordar di me iniziasse ad essere considerata una pianta che oltre a guarire gli occhi, potesse guarire anche l’anima. Plinio il Vecchio dice che il fiore era considerato un simbolo di salvezza dal dolore e da ciò che potesse incupire la vita. Nell’antichità, ancor prima che al non ti scordar di me fossero attribuiti vari valori simbolici, il fiore veniva considerato un’erba sacra, utile per contrastare diverse malattie, e una sorta di talismano in grado di fornire protezione contro le streghe. Si riteneva che il suo decotto fosse utile per guarire le ferite dovute alle spade e ai morsi di serpente. Difatti era conosciuto anche con il nome di miosotide scorpioides visto che gli steli assomigliano alla coda di uno scorpione. Altre dicerie popolari ritenevano il succo estratto da questo fiore in grado di rendere l’acciaio più resistente.

Oggi si usa il rimedio floreale californiano Forget-me-not Myositis sylvatica utile per problemi derivati da disperazione, cordoglio, solitudine, mancanza di collegamento con la dimensione spirituale incapacità di prendere coscienza dei legami spirituali con gli altri; dolore per la perdita di una persona cara.

 Con il tempo, queste credenze popolari lasciarono il posto a usanze ben più concrete: ad esempio, in epoca vittoriana era comune decorare gli abiti delle spose con un non ti scordar di me, che veniva quindi associato all’amore e alla fedeltà; chi indossava il fiore non sarebbe stato dimenticato dalla propria amata. Successivamente, il fiore iniziò ad essere utilizzato per ricordare i defunti, come accade in Canada per commemorare i caduti durante la Prima Guerra Mondiale. Dal 1983 è divenuto anche simbolo della Giornata internazionale dei bambini scomparsi. Si sa però che fu durante il governo del presidente americano Jimmy Carter che venne istituita per la prima volta, nel 1978, questa festa e con essa il fiore ufficiale, che non a caso sboccia nello stesso periodo. Fra l’altro nel corso dei secoli questo fiore è stato utilizzato più volte per simboleggiare categorie di persone deboli, che non vanno dimenticate. A suo tempo lo amava molto anche re Enrico IV d’Inghilterra, scegliendolo addirittura come emblema personale durante l’esilio. Sempre per questa sua simbologia, il Non ti scordar di me è stato più volte utilizzato in campagne ed eventi dedicati alle vittime dell’olocausto nazista. La Massoneria usa il “non ti scordar di me” per ricordare i massoni vittime del regime nazista. I massoni tedeschi, infatti, si riconoscevano tramite questo simbolo, al tempo segreto, dato che il Terzo Reich aveva messo al bando le associazioni massoniche e deportava i massoni quali “dissidenti politici”.

Il “non ti scordar di me” è stato adottato a livello internazionale come fiore ufficiale della Festa dei nonni.

Il non ti scordar di me è individuabile nel fioreazzurro, simbolo d’ispirazione centrale e durevole del movimento letterario del Romanticismo, ideato dal poeta e filosofo romantico tedesco Novalis nel suo incompleto romanzo di formazione Heinrich von Ofterdingen. Rappresenta il desiderio, l’amore e lo sforzo metafisico di accostarsi all’infinito e all’irraggiungibile, tratti tipici della corrente romantica.

[…] quell’azzurro fiorellino dall’occhio luminoso lungo il ruscello
gemma gentile della speranza
dolce non-ti-scordar-di-me

Samuel Taylor Coleridge – 1802

Il Non ti scordar di me è facile da coltivare nelle aiuole, nei giardini rocciosi o persino in vaso e può essere utilizzato anche per la composizione di bouquet floreali dal tocco delicato. Gli esperti consigliano di coltivarlo, per favorire una fioritura precoce, tra l’estate e l’autunno. Le piante possono essere messe a dimora verso ottobre distanziandole di una ventina di centimetri l’una dall’altra. Il terreno dev’essere ricco e in grado di trattenere sufficiente umidità, per questo vengono privilegiati terreni argillosi e con parecchia materia organica. Il fiore ama sia il sole che la mezz’ombra, la quale gli garantisce una fioritura più lunga nel tempo. Ne esistono, come dicevamo, più varietà, che hanno caratteristiche leggermente diverse e anche i colori, per via delle ibridazioni, sono molteplici: dal classico azzurro intenso, della pianta spontanea, al rosa chiaro, dall’azzurro scuro con centro giallo al bianco con centro giallo.

In Italia è presente in tutte le regioni con un numero variabile di specie. I fiori del genere Myosotis possono essere facilmente confusi con quelli della Veronica, conosciuta anche con la denominazione di “occhi della Madonna”.


Myosotis made by Aurin